Décor,  Raccolgo storie

Siediti. Qui è casa.

Un uomo, se possiede la vera sapienza, sa godere dell’intero spettacolo del mondo da una sedia, senza saper leggere, senza parlare con nessuno, solo con l’uso dei sensi e con l’anima che non sappia essere triste.
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine

Pareti intonse, pavimenti immacolati, lampadine appese, profumo di nuovo, la voce che rimbomba. Chi non riconosce in questa descrizione l’immagine di una casa ancora vuota, in quel margine temporale in cui ci ritroviamo nuovi proprietari/affittuari di un appartamento e rimaniamo un po’ impietriti, un po’ incantati di fronte a quel nuovo involucro.
Era il 30 gennaio 2009 e mio nonno Luigi, ingegnere un po’ claudicante ma dall’intelligenza per nulla offuscata dall’età (era nato a Brescia nel 1915), mi consegna le chiavi del suo studio. Ricordo bene l’emozione nel respirare l’atmosfera di quella che sarebbe diventata la nuova sede della mia Casa Editrice. Era tutto vuoto, l’aria era ancora intrisa dell’odore di carta e inchiostri lasciata dai precedenti inquilini – rappresentanti di macchine stampanti e fotocopiatrici – e le nostre voci risuonavano.
“Nonno, guarda c’è una seggiolina, puoi sederti”. E in quell’attimo ho capito che una sedia ha la capacità di dar vita a una casa vuota perché invita a fermarsi, quasi fosse a sussurrarci: “Fermati. Qui è casa”.
La mia passione per l’arredamento basato sul vintage, il recupero, il ricordo, in fondo nasce proprio in quel periodo, quando ho iniziato a occuparmi direttamente di personalizzare e rinnovare quello studio, a partire dal colore alle pareti e agli infissi, dalla scelta delle scrivanie antiche e degli scaffali dal sapore industriale, dal ripristino dei lampadari antichi e dalla realizzazione delle prime sedie di recupero.

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È iniziata con quella prima seggiolina che ho conservato – che ho rifatto utilizzando copertine più o meno vecchie di Vogue -, la lunga serie dei recuperi di sedie e poltroncine che, con l’aiuto di mia mamma e a volte di un valido tappezziere, oggi mi hanno resa una convinta sostenitrice del fascino delle sedute personalizzate.

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Che siano ridipinte (dopo un’attenta pulizia, rinforzo della struttura portante, cartavetratura e levigatura), decorate a decoupage oppure rifoderate e imbottite, le sedie di recupero conservano il fascino dei dialoghi, dei racconti, degli ambienti e delle storie che hanno vissuto e che tramandano con un fascino dal décor inimitabile.

Per chi volesse avviarsi a questo tipo di recupero consiglio, per iniziare, la consulenza di un tappezziere professionista e onesto, la scelta di una marca di smalti ad acqua eco freindly dalla stesura facile e dalla resa impeccabile, una buona strumentazione (chiodi, viti, martello, listelli di legni vari), l’individuazione di tessuti ad hoc per ogni ambiente (a riguardo dedicherò a breve un articolo dedicato ai vari tipi di stoffe per i diversi ambienti della casa). E, soprattutto, consiglio di curiosare nelle soffitte e nelle cantine di parenti, amici e vicini di casa… Il segreto, in fondo, è saper vedere in un oggetto abbandonato o rotto, una sua seconda vita!

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