Mi chiamo Cecilia Caprettini e sono cresciuta in una famiglia che mi ha trasmesso il senso della poesia, l’amore viscerale per la scrittura e l’importanza della creatività nel quotidiano. 

Ho imparato l’attrazione per il bello da due nonne meravigliose e da una zia indimenticabile che mi hanno insegnato il valore degli oggetti della memoria ereditati dagli antenati e l’importanza di quel passaggio di mano in mano che ci viene trasmesso in forma anche inconsapevole e che molte volte si manifesta sotto forma di passioni che ci muovono e commuovono. A vent’anni ho deciso che sarei diventata psicologa. Qualche anno dopo che avrei fondato, a Torino, una casa editrice. A trenta, ritrovandomi ad arredare la mia prima casa mettendo al primo posto la poesia come impronta di stile, ho capito che le storie si nascondono negli oggetti oltre che nelle parole. Ne ho parlato con mia mamma, nel campo dell’estetica dell’arte da una vita. Con lei ho iniziato a girare per mercatini dell’antiquariato, rigattieri e brocante e a dare nuova vita a oggetti altrimenti dimenticati. Abbiamo recuperato lampadari di cristallo delle nonne, utilizzato come credenze guardaroba di ciliegio, specchi scrostati dal tempo a regola d’arte, seggioline, rinnovato e dato nuova vita a cassettiere e comò dimenticati, abbandonati e gettati

Perché deve esserci un filo che collega le storie delle persone, un motivo che sviscera le emozioni nell’uso di quel determinato oggetto appartenuto a chissà chi, un sentimento condiviso nel custodire una testimonianza di chi prima di noi ha creduto nella gentilezza dei modi.
È il senso del ricordo, della tradizione, della memoria che molte volte, attraverso gli antenati, ci spiega il perché di chi siamo, e dispiega un senso più rilassato del tempo, del consumo, della custodia di ciò che rappresenta la nostra storia.

Ho imparato a respirare décor in Francia, nelle estati che trascorro da oltre trent’anni in quella parte di costa compresa nel delta del Rodano. Non riesco mai a essere oggettiva nel descrivere la regione della Camargue, quella del Gard e della Provence perché nel farlo prende sempre il sopravvento il cuore. Lì è dove sento l’anima nel posto giusto. Un po’ come mi capita, in maniera differente, da qualche anno a questa parte anche in Portogallo dove rintraccio le origini del mio gusto e della mia passione per il décor inteso in quella sua essenza di romantico da ristrutturare che ha dato poi il nome al mio blog. Ho assorbito il gusto per il bello anno dopo anno, tra brocante, vide grenier e antiquité, imparando che gli interior più riusciti sono quelli coerenti con la propria inclinazione del cuore. Nel Midi, come un po’ in tutta la Francia, il bello è fatto con poco, ma con molta sensibilità. Il recupero è alla base dell’home decorating che più mi rispecchia, quello in cui gli accostamenti seguono le tracce delle storie che mi piace ricordare.

 

Attraverso il blog, parallelamente allo shop, racconto di laboratori, artisti, botteghe, collezionisti che ho incontrato e che con la loro arte mi hanno toccato il cuore.
Credo nel potere della creatività e nelle persone che con la grazia dei loro animi semplici, dei loro modi autentici, artigiani e professionisti nei campi più variegati delle arti, contribuiscono a rendere il mondo un po’ più lieve.

La vetrina di Romantico da Ristrutturare vuole essere tutto questo, una cornice che raccolga, valorizzi e condensi un senso per il décor che sia veicolo di bellezza, suggerendo una nuova consapevolezza sul senso del tempo e sia occasione di racconto, dialogo e sguardo poetico nel quotidiano: una piccola “casa” arredata con pochi e selezionati oggetti, molti dei quali introvabili, artigianali, unici e irripetibili.

Scrivo per Sprea Editore, in questi numeri sono stati pubblicati i miei articoli