Natale

Il Natale di Romantico

Mi piace pensare alla tavola di Natale come se fosse un coro a più voci dove a parlare, ricordare, sognare, dialogare siano i racconti evocati dalle iconografie e dalle provenienze dei piatti e dove il filo conduttore siano la tradizione e le nostre origini. Perché in un quotidiano sempre più accelerato che sembra non permettere di metabolizzare gli eventi, gli incontri e le emozioni ma che porta a sentirsi fagocitati dal tempo, l’Avvento e il Natale dovrebbero essere questo, un atteggiamento mentale più profondo, un’occasione di pensiero, un clima di rinnovata consapevolezza. 
 
La tavola delle feste che propongo è composta da posti tavola misti, dove non prevale un servizio specifico, ma dove le diverse provenienze di ciascun piatto suggeriscono un dialogo sulle personali ramificazioni del nostro albero genealogico: il mio invito quindi è quello di aprire le credenze, frugare in soffitta, scendere in cantina e cercare nel solaio quei servizi che la mano del tempo ha scomposto e ridotto, e iniziare a giocare, dando nuova vita a una composizione che rifletta il nostro stato d’animo.
Ecco che magari si tratta semplicemente di pensare a nuovi abbinamenti, creando accostamenti di storie avvicinando i resti del servizio della bisnonna materna con quello della nonna paterna e lasciarsi guidare dall’intuito e dal pensiero sottile e magari, perché no, aggiungere qualche piatto di cui ci siamo innamorati, inserendo così nella composizione un tocco tutto nostro, personale e istintivo legato al periodo che stiamo vivendo.
 

Lo stile che propongo con Romantico da ristrutturare è un invito al dialogo sugli antenati, ad aprire un varco temporale nel ricordo per attingere a quel bagaglio di eredità di carattere, abitudini, somiglianze e difetti che rende unica la matrice di cui siamo fatti.

La memoria, diventando materia sensibile nel racconto condiviso durante il tempo delle cene di famiglia, si fa lieve e prende nuova vita magari proprio prendendo avvio da quella casa sul fiume, dal sentiero nel bosco, dalla campagna inglese, dal decoro a fiorellini, e tracciando un filo dove la geografia che appartiene alle nostre origini diventi emotiva, poetica e letteraria.

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