Natale

Stile vintage e aura magica. La tavola di Natale per il Principato di Lucedio

La poesia scende a cascate per generazioni, e crea gorghi pericolosi nel mutuo sentire.

Wisława Szymborska

Sono caratterizzati da una luce particolare, sono in grado di farsi tramite della memoria, sono i testimoni tangibili di una sequenza di attimi che è bello prendersi il tempo di far riaffiorare. Ecco gli oggetti protagonisti della nostra storia.

E di questi istanti, quanti sono i gesti che non dimentichiamo? Compagni di quelle parole preziose, eterne, importanti, di cui è fatta la trama del nostro romanzo interiore, alcuni gesti definiscono l’intensità di un ricordo, costituendone molte volte l’essenza stessa.

E sono proprio i gesti, le azioni del custodire, del tramandare, del prendersi cura, del coltivare, a inaugurare le abitudini quotidiane, a trascrivere le tradizioni di famiglia di generazione in generazione intrecciandosi a un ‘saper fare’ che è importante tramandare, a trasmettere la ricorrenza di un rito che è bello conservare.

Se è vero che c’è un filo che collega le persone agli oggetti, è anche vero il contrario. Ed è inspiegabile questo legame con certi oggetti in determinati periodi della vita e tra le persone attraverso particolari oggetti.

Paesaggi di campagna, fiori, salici piangenti, cavalli, pagode, ruscelli, contadini e cavalieri.
L’iconografia dei piatti vintage rimanda alla sceneggiatura di un film immaginario in cui castelli, vita campestre, campi di fieno, ritratti, cottage sul fiume, scambi mercantili e stazioni di posta si alternano tra bordi fioriti e colori brillanti pur nella loro monocromia.

Ed è così, una tavola preparata con piatti antichi, anche misti, giocando sugli accordi cromatici che seguono le inclinazioni dei nostri sentimenti nell’allestirla, è sempre scenografica, affettiva e letteraria e registra un nostro stato d’animo.

Ecco che il Natale rappresenta il momento dell’anno in cui è bello dedicare il tempo ad apparecchiare con table set pensati per invitare al dialogo, suggellando il valore del silenzio e invitando i commensali a indugiare su un dettaglio decorativo, nel suggerire racconti  col celebrare il valore dei pensieri lievi: l’utilizzo di un oggetto antico, ben oltre una sua funzione estetica, concede la possibilità di aprire le porte al dialogo sui propri antenati, perché parlare di loro grazie a una zuppiera centrotavola o a un servizio fine Ottocento può aprire un varco nel tempo, sospendendolo e dilatandolo, e diventare momento narrativo condiviso.

In quest’ottica la tavola di Natale che qui suggerisco può assumere il ruolo di cornice poetica in cui il dialogo possa trovare spunto proprio da quei dettagli inattesi dei decori che fanno capolino come attori secondari eppure tanto impressivi e scenografici.

Piattini, piccole lattiere come porta mazzolini, mini zuccheriere come porta salse, una poesia scritta a mano fermata da un segnaposto in argento possono essere attrazioni visive, scorci di emozioni,  soggetti in miniatura che raccontano storie, sussurrano favole, invocano il mito e suggeriscono un’atmosfera antica e romanzata… Mi piace pensare che la tavola possa essere una pagina su cui scrivere la storia dei nostri pranzi di famiglia e possa diventare un’occasione letteraria proprio per il fatto che intorno a essa nascono racconti, ricordi, suggestioni.

Allestita con piatti anche spaiati provenienti dai servizi giunti fino a noi da oltre cent’anni, la tavola natalizia diventa un’esperienza sentimentale e anche un po’ spirituale.

Infatti, questo table set in stile vintage che voglio qui proporvi è dedicato a un grande complesso abbaziale cistercense situato in Piemonte in provincia di Vercelli. Visitare il Principato di Lucedio significa immergersi in un’aura di luce mistica e lasciarsi avvolgere in un silenzio che sa di Medioevo e regole cistercensi, di storia millenaria e vita monastica, tra epoche di assedi e tempi di preghiera, lavoro nei campi e canti religiosi.

Per ricreare un’atmosfera magica e antica, ma anche intensa e profonda sulla tavola di Natale, il mio invito è seguire l’intuito di un’ispirazione interiore, cercando in silenzio nel proprio immaginario la storia che vogliamo iniziare a scrivere, proprio a partire da queste feste: che si parta dalla traccia di un vissuto, o da un nuovo stimolo narrativo, la tavola allestita con pezzi provenienti dagli alberi genealogici della nostra famiglia, ma anche da quelli che non ci appartengono, occorre sempre un filo conduttore in grado di innescare la narrazione: rintracciate un motivo che definisca uno stile, in una fantasia floreale, in un tema iconografico, in un dettaglio di decoro, in una tonalità. In questo modo, i piatti uno accanto all’altro, uno sovrapposto all’altro, delineano una sorta di melodia a più voci, un’alchimia di sensazioni, una geografia emotiva che attinge al passato diffondendo un senso estetico capace di creare armonia e unicità.

Perché non sono soltanto piatti antichi, sono tasselli di un calendario che è la nostra storia e a cui ora concediamo un nuovo destino, una nuova parte da recitare sul palcoscenico delle nostre feste, mentre apriamo lo sguardo sul tema delle radici e inauguriamo il dialogo sugli antenati proprio grazie all’ utilizzo degli oggetti del passato così diventati protagonisti del nostro quotidiano.

Sentirsi immersi nella storia che ci appartiene è il filo che connota questa tavola di Natale, sentimentale, letteraria e poetica.

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